Simon Perathoner
Opening: 7 October 2016, 6 – 9 pm
Exhibition: 7 October 2016 – 16 October 2016
A cura di Camilla Martinelli
Il giovane artista gardenese, dopo aver frequentato l'Accademia d'arte di Ortisei, ha proseguito gli studi presso l'Università di Vienna e di Venezia, dove si è laureato rispettivamente in Fotografia e Nuovi media per le arti. Il suo lavoro artistico si discosta completamente dalla tradizione gardenese, richiama un orientamento di matrice concettuale che si serve della sperimentazione tecnica per riflettere in senso filosofico sulla natura del medium fotografico. La mostra ripercorre la produzione più recente dell'artista, presentando opere di natura sia analogica che digitale e proponendo alcuni interventi pensati appositamente in occasione del progetto. Il lavoro di Perathoner riflette sulla codifica a transcodifica delle immagini, sul rapporto tra fotografia e scrittura e sull'enorme quantità di dati che vengono conservati su hardware sempre più piccoli. La poetica dell'artista parte dal presupposto che uomo e macchina comunichino attraverso il codice e che l'utensile impiegato in fotografia per realizzare le immagini, ovvero la macchina fotografica, sia da intendere come dispositivo reso possibile dall'ingegno collettivo e conseguentemente operante come generatore di immagini che non possono essere ascritte ad un'autorialità unitaria. L'apparecchio agisce in funzione del fotografo e il fotografo deve voler fare ciò che l'apparecchio è in grado di fare, nonostante la scelta dell'oggetto sia libera, essa è comunque in funzione del programma. Nessun apparecchio fotografico ben programmato può essere interamente compreso da un fotografo, per questo secondo Vilélm Flusser è un "Black box" (da qui l'ispirazione del titolo della mostra). Il gesto del fotografo è mosso in questo senso da una conoscenza parziale, dall'infinita possibilità intrinseca a un'intelligenza artificiale che genera la possibilità di produrre stati di cose mai esistiti prima.