Karin Schmuck
10.05 - 28.05.2023
00A GALLERY TRENTO - via della Malvasia 53 - Trento (
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Karin Schmuck presenta opere fotografiche scattate lungo la costa della Galizia, nell'estremo nord-ovest della Spagna, dove mitologia e storia contemporanea si incontrano e dove la fine segna sempre l'inizio di qualcosa di nuovo.
Karin Schmuck zeigt Fotoarbeiten, entstanden entlang der Küste Galiciens im äußersten Nordwesten Spaniens, wo Mythologie und Zeitgeschichte aufeinandertreffen und wo das Ende stets auch der Anfang von was Neuem ist.
Introduzione: Adina Guarnieri
L'esposizione sarà aperta fino al 28.05.2023, dal mercoledi al venerdi dalle 15.00 alle 18.30.
Per visite in altri orari o al sabato e alla domenica è necessaria la prenotazione - Info 335 7733760
ENTRATA LIBERA
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ILT QUOTIDIANO
Si narra che quando, nel 1492, Cristoforo Colombo raggiunse il “nuovo mondo”, gli sia venuto incontro un galego dicendo: “Ti do una mano ad attraccare?” Questa barzelletta, molto nota in Galizia, affronta in modo umoristico una triste realtà, cioè il fatto che gran parte della popolazione sia stata costretta a lasciare la propria terra natia in cerca di un futuro migliore. Si tratta di un territorio rurale, scarsamente popolato, povero. Negli ultimi 200 anni la Galizia ha perso più di 2,5 milioni dei suoi abitanti, emigrati soprattutto in America Latina.
Tra la vecchia e la nuova patria si distende l’oceano atlantico. Numerose imbarcazioni sono affondate davanti a questo brullo tratto costiero, nelle pericolose acque che bagnano la costa da morte tra Malpica, a nord, e Capo Finisterre. Finis terrae, la fine del mondo, così i romani chiamavano questa punta rocciosa. Già i celti, stabilitisi in Galizia nel VII secolo a.C., erano convinti che il promontorio segnasse il punto più occidentale della terra. Ma il capo non era solamente la fine del (loro) mondo, rappresentava anche il punto di partenza per l’aldilà, un viaggio che i morti intraprendevano a bordo di navi di pietra.
Anche Karin Schmuck si è messa in viaggio. Dal 2018, con la sua macchina fotografica visita quei luoghi che tempo addietro erano considerati essere i “confini del mondo”, zone che già nell’antichità hanno inspirato miti e racconti di ogni tipo, tra cui lo stretto di Gibilterra con le cosiddette colonne di Eracle, e lo stretto di Messina, dimora di Scilla e Cariddi, i mostri marini descritti da Omero. Ne derivano Hercules’ Pillars e Between Scylla and Charybdis, due cicli fotografici indipendenti che, sebbene esposti separatamente, sono parte integrante dello stesso progetto. Il confine, la sua artificialità, il limes immaginario, la frontiera che superiamo – questo il filo conduttore della sua ricerca, per la quale percorre centinaia di chilometri, sempre rigorosamente a piedi. Camminare e guardare: due azioni che nella loro lentezza permettono di interiorizzare il genius loci in modo sia fisiologico che esperienziale. L’artista crea opere fotografiche tra la realtà e il mito, catturando ciò che vede e intravede nei ricordi delle persone che in passato hanno affrontato questi luoghi.
La paura, la traversata, l’incertezza, gli abissi. In Galizia l’artista si è confrontata col momento dell’attesa e con le esperienze di coloro che da qui hanno preso la via per il mare, ignari di ciò che li avrebbe accolti dall’altra parte. Hanno visto lo stesso mare schiumoso, udito lo stesso fragore, sentito gli stessi schizzi sulla pelle. Karin Schmuck scorge uno scoglio che, solido, emerge dalle onde. Dopo un po’ i contorni si dissolvono, la roccia inizia a muoversi sull’acqua, come una nave di pietra che affronta l’immensità dell’oceano.
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Karin Schmuck studia pittura all’Accademia di Belle Arti di Urbino e fotografia all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Da alcuni anni si dedica a progetti che la portano a confini e posti remoti, rigorosamente a piedi e in solitudine. Attualmente le sue opere sono in mostra a Torino al Museo Nazionale della Montagna e alla Galleria Crag e a settembre 2023 le sarà dedicata una mostra personale a Wörgl, Austria, dove verrà esposta, per la prima volta, una selezione di opere del progetto Limitis. A giugno di quest’anno compirà un viaggio sul Bosforo, prossima tappa di World’s Ends. Vive e lavora a Siusi (Bz).